Di Andrea Turetta
E’ uscito il nuovo album dei Khorakhané, “L’Esploratore” che contiene 11 brani e che è presente in tutti i negozi di dischi dalla fine di Aprile (edito dalla NAR International). Il loro sound deriva da una fusione di diversi generi che hanno generato uno stile molto personale, legato a sonorità folk-rock. I Khorakhané sono: Fabrizio Coveri – voce, Pier David Stromberg Fanti – batteria, Massimo Selvi – basso, Matteo Scheda – chitarre (elettrica, folk, classica) – cori, Gioele Sindona – violino eLuca Medri – pianoforte, tastiere e fisarmonica – cori. Ecco l’intervista…
E’ uscito il vostro nuovo album, “L’esploratore”. Ci sono delle novità salienti, rispetto ai vostri precedenti lavori discografici?
“L’esploratore” continua la strada intrapresa con il precedente “La ballata di Gino”, anche se qui i brani sono ancora più caratterizzati dal suono Khorakhané, quindi con violino, fisarmonica e chitarre acustiche ancora più in primo piano, sempre sostenuti da una ritmica piuttosto “energica”. Le tematiche affrontate nei testi sono quelle in cui ci riconosciamo da sempre: raccontare storie spesso prendendo spunto da ciò che ci circonda, da quello che osserviamo. Siamo quindi sempre in un ambito folk-pop-rock alla Khorakhané, però i brani hanno sicuramente qualche “beat” in più rispetto ai precedenti.
E’ stato particolarmente laborioso portare a termine questo vostro nuovo lavoro discografico?
Diciamo che ci siamo presi tutto il tempo necessario per riuscire a portare a termine un disco che ci soddisfacesse. Per farlo abbiamo scritto e arrangiato tutti i brani in studio, come in una sorta di laboratorio in cui ognuno ha messo qualcosa di suo. Il difficile è stato, a volte, riuscire a conciliare sei teste pensanti con sei idee diverse…
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